Nessuno mi ha insegnato a cucire, e forse, si può dire, che io non sappia nemmeno farlo.
Mia zia (anziana signora abile con ago e filo), proprio l'altro giorno, mi guardava di sottecchi finire la trapunta per Anna.
"Ma Franci, tu cuci così?"
"ehm si zia...perchè, sbaglio qualcosa? (o meglio, faccio qualcosa di giusto?)"
"Non mi capacito di come tu possa realizzare dei lavori così belli tenendo l'ago come se fosse una zappa!"
pare inoltre che sbagli anche il movimento: "da sopra a sotto" dice la zia, io faccio il contrario.
Che cosa vi devo dire, sono autodidatta, mi è venuto facile così e così ho continuato!
Comunque funziona...sembra :)
Il fascino delle trapunte e del patchwork in genere...personalmente trovo sia stupendo cucire insieme dei pezzetti di stoffa abbinando le tonalità come se si trattasse di dipingere un quadro.
Mi piace vedere il quilt prendere forma, mi piace perfino trapuntare a mano, impreziosire e ricamare la stoffa con scritte ad hoc, con bottoni appartenuti alla nonna....quando cucio penso e mi illudo, grazie alla mia sconfinata e gotica fantasia, di intessere di emozioni il lavoro.
La storie sul patchwork sono tante.
C'è chi dice che la faccenda è nata cucendo insieme gli avanzi di stoffa (non si buttava via nulla), c'è chi racconta che un tempo, si usavano le toppe per rammendare i buchi sulle coperte, e, a furia di rammendi, ecco la trapunta piena di rattoppi.
la mia amica Paola insiste nel dire che un tempo si facevano le trapunte per la nascita con gli avanzi degli indumenti di mamma e papà, e quelle per il matrimonio con i pezzi dei vestiti dei parenti da ambo le parti.
Ecco, sono queste le cose che mi piacciono! Mettere un po' di magia nelle cose che realizzo, mi piace che il lavoro sia dedicato alla persona che me lo chiede.
Come la famosa scritta della coperta postata ieri.
Insomma, non mi piace confezionare le cose su commissione, preferisco farle in totale libertà, pensando alla persona che me le ha chieste e creando.